Storia della S.S. Lazio

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view post Posted on 8/2/2010, 20:42




Società Sportiva Lazio



La Società Sportiva Lazio 1900, nota come S.S. Lazio o, più semplicemente, Lazio, è una società polisportiva fondata a Roma il 9 gennaio 1900, è tra le principali società di calcio italiane e una delle più antiche d'Europa.

Nata come società podistica agli inizi del secolo, ha incrementato nel corso degli anni il numero di discipline praticate, tanto da divenire la più grande polisportiva d'Europa. La sezione più titolata della società è sicuramente quella calcistica, una delle più antiche d'Italia.

Attualmente, la Lazio è la sesta squadra d'Italia per numero di tifosi, dietro Juventus, Milan, Inter, Napoli e Roma. Nel corso della sua storia ultracentenaria è arrivata due volte prima in campionato, tre volte seconda e sei volte terza.

Struttura della polisportiva
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La sezione calcistica è compresa in una società polisportiva che conta attualmente, oltre al calcio, altre 36 discipline tra cui calcio femminile, calcio a 5, nuoto, pallanuoto, rugby, baseball, cricket, pallavolo, hockey su prato, triathlon, atletica leggera, canoa polo e, in epoche meno recenti, basket e ciclismo. Nuove sezioni sono state aggiunte recentemente, in particolare football americano e motociclismo.

- Lazio Baseball
- Lazio Colleferro calcio a cinque
- Lazio Cricket
- Lazio Rugby
- Rugby Lazio
- Lazio Pallamano
- Lazio Marines
- S.S. Lazio Calcio Femminile
- S.S. Lazio Pallavolo
- S.S. Lazio Nuoto
- S.S. Lazio Paracadutismo

Storia
La Lazio nasce a Roma il 9 gennaio 1900 come società podistica; fondazione che avviene in un ufficio in piazza della Libertà, tra il rione Prati e l’odierno quartiere delle Vittorie.

Presto la società diviene polisportiva e vengono scelti come colori sociali il bianco e il celeste, in omaggio alla bandiera della Grecia, patria dello sport e dei Giochi Olimpici, al cui spirito i fondatori della Lazio si ispirano (la fondazione avviene tra la I Olimpiade, disputata ad Atene nel 1896, e la II, che si sarebbe tenuta a Parigi di lì a poco, nell’estate del 1900).[4]

Come simbolo viene scelta l’aquila romana, emblema delle legioni imperiali e, per metafora, immagine della potenza di Roma nel mondo (l'aquila è anche il simbolo di Zeus, "Signore dell' Olimpo").

Fondatori della società sono: Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Giacomo Bigiarelli, Luigi Bigiarelli (sottufficiale dei bersaglieri), Alceste Grifoni, Giulio Lefévre, Galileo Massa, Alberto Mesones ed Enrico Venier.

A loro ricordo nel 2000, in occasione del centenario, è stata affissa in piazza della Libertà (Roma, Prati), una targa per ricordare i loro nomi, voluta dall'allora presidente laziale Sergio Cragnotti.

Storia della sezione calcistica

Divisione Nazionale a gironi


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La prima partita non ufficiale di calcio con un’altra squadra (fino ad allora le partite si erano disputate tra i soci) viene disputata il 16 maggio 1902 in Piazza d'Armi (la zona dell’attuale piazza Bainsizza, non distante da piazza Mazzini) e vede la Lazio battere la Virtus (squadra nata da una polemica scissione dalla stessa Lazio) per 3-0 con tripletta del centrattacco Sante Ancherani. Secondo altre fonti, questa partita si è disputata nel 1904 e una delle marcature è stata realizza da Masini.

Negli anni successivi la Lazio inizia a confrontarsi con altre realtà calcistiche italiane, in particolare nel centro Italia, anche se tali confronti non valgono mai a livello ufficiale.

Nel 1907 la Federazione Italiana Football (futura FIGC) sponsorizza il Campionato Romano di I Categoria, che si conclude con la vittoria della Lazio in finale sulla Virtus. Tale successo, tuttavia, non costituisce titolo per un'eventuale ammissione ufficiale alle fasi successive del campionato nazionale.

Con l’estensione del campionato nazionale da parte della FIGC al centro-sud, il Campionato Romano viene declassato a III Categoria impedendo così nuovamente la partecipazione della Lazio al torneo nazionale.

Nel 1913 la FIGC riforma il campionato e ammette alla Prima Divisione le squadre del centro-sud, che giocano in un girone autonomo. La finale scudetto viene giocata tra le vincitrici dei gironi nord e quelle del centro-sud.

Fu la Lazio la prima squadra campione del centro-sud (la finale scudetto venne disputata poi contro la Pro Vercelli e fu vinta dai piemontesi per sei a zero). In seguito la Lazio, prima dell'introduzione del Girone Unico, giunse alla finale nazionale per lo scudetto in altre due occasioni, nel 1914 (sconfitta dal Casale) e nel 1923 (sconfitta dal Genoa).

Nel 1927, anno di nascita della futura rivale cittadina della Lazio, la Roma (costituita sull’eredità di Alba Audace, Roman e Fortitudo) si è in pieno sforzo propagandistico da parte del Partito Nazionale Fascista, che tenta di ridisegnare una nuova mappa dell’identità culturale italiana; la cosa coinvolge usi e costumi, anche lo sport.

Così si cerca di unificare le squadre di calcio romane in un unico club che, in linea col ruolo centrale che il Fascismo voleva per Roma, potesse primeggiare a livello nazionale e competere con le squadre dei gruppi industriali del Nord: la Juventus, (già all’epoca di proprietà della famiglia Agnelli), il Milan e l'Inter, nel frattempo ribattezzata Ambrosiana.

A contrastare il tentativo di unificazione c'è il generale della Milizia Giorgio Vaccaro, che riesce a convincere i gerarchi a desistere da un progetto che comporterebbe l’unificazione di due squadre e due mondi diversi. Dopo la guerra, Vaccaro diverrà anche presidente della Lazio (1965).

Gli anni trenta
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A partire dalla stagione 1929/30 viene istituito il campionato a girone unico.

L'esordio in Serie A della compagine biancoceleste avviene il 6 ottobre 1929 nello stadio della Rondinella, contro il Bologna campione in carica. Gli inizi sono dei più beneauguranti, il risultato è infatti di 3 a 0 per la Lazio; il resto della stagione sarà tutt'altro che esaltante, con un quindicesimo posto raggiunto all'ultima giornata.

I primi del decennio sono gli anni della Brasilazio, una formazione imbottita di brasiliani che però non ottiene il successo sperato. Le sue infatti, sono prestazioni altalenanti, i risultati a fine stagione sono un ottavo posto nel 1930/31 e un tredicesimo nel 1931/32.

Nell'estate del 1932 Sturmer sostituisce come allenatore il brasiliano Barbuy e nello stesso anno la Lazio batte la Roma per 2 a 1 nel derby casalingo, ottenendo il primo successo contro i "cugini". A dimostrazione di come la stracittadina fosse già molto sentita, nonostante si giocasse solo da pochi anni, il Littoriale descriveva così l'ingresso in campo:

« Sventolio di bandiere biancocelesti e giallorosse, un gigantesco telone con scritto «Forza Lazio» a caratteri cubitali. Si calcola che siano presenti venticinquemila spettatori per un incasso record di 218 mila lire, alle quali bisogna aggiungere le ventimila lire dei soci e degli abbonati. »

Con la presidenza Gualdi aumentano anche le ambizioni, vengono acquistati Piola e Ferraris IV e nella stagione 1936/37 la Lazio raggiunge il secondo posto alle spalle del Bologna, all’epoca una delle squadre più forti d’Europa, dopo aver terminato il girone d'andata in testa e aver visto sfumare lo scudetto a causa degli infortuni e di riserve non all'altezza. In quel periodo la squadra é trascinata da uno dei migliori attaccanti della storia del calcio, Silvio Piola, che a Roma gioca per nove stagioni e vanta tuttora il record di marcature in serie A (274),[9] nonché la terza miglior prestazione di sempre in Nazionale, con 30 goal in 34 partite (meglio di lui solo Meazza con 33 goal e Riva con 35).

In quello stesso anno la squadra fa anche le prime esperienze europee ad alti livelli partecipa alla Coppa Europa e viene sconfitta solo in finale dal Ferencvaros.

Gli anni seguenti sono privi di grandi soddisfazioni, eccezion fatta per il derby del 1939 in cui i biancocelesti espugnano il campo Testaccio con un secco 2 a 0. L'anno seguente, invece, viene raggiunto un ottimo quarto posto dietro le grandi dell'epoca: Ambrosiana, Bologna e Juventus.

Gli anni quaranta

E' l'epoca del grande Torino e la Lazio si attesta in posizioni di mezza classifica. Nel 1943 il campionato viene sospeso per cause belliche. A livello locale viene organizzato il Campionato Romano con il quale sembra tornare all'epoca dei pionieri. Finita la guerra, la Lazio si ritrova senza Piola, il suo giocatore di punta, in un campionato diviso in due gironi, nel quale non riesce a raggiungere la fase finale. Quella del 1948/49 è una stagione difficile, con stipendi al minimo e giocatori che scioperano e a metà stagione la Lazio si ritrova ultima nonostante l'illusione degli otto gol rifilati al Bologna. Tocca al presidente Zenobi ricostruire e i risultati non tardano ad arrivare. La Lazio conclude al tredicesimo posto, in una partita casalinga costringe al pareggio il grande Torino. L'anno seguente si classifica quarta mostrando una difesa di ferro e grandi prestazioni del portiere Sentimenti IV, che era stato scartato dalla Juventus perché giudicato ormai vecchio. La posizione viene confermata nel campionato seguente.

Gli anni cinquanta

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Nel frattempo, complice una defezione internazionale della Juventus, la Lazio si riaffaccia sul panorama internazionale giocando la Coppa Latina del 1950 (antesignana della Coppa dei Campioni). I risultati non sono quelli sperati, ma il misurarsi con altre realtà calcistiche contribuisce alla crescita sportiva del club. Nel 1953 termina l'era Zenobi sotto la quale la Lazio era riuscita a ridurre la differenza con le squadre del nord e vincere sette derby su otto. Gli succede Tessarolo, vengono acquistati giocatori importanti ma a fine carriera, questa politica non porta grossi risultati, provoca invece problemi di bilancio. Nella stagione 1955/56 viene effettuata un'onerosa campagna acquisti, spiccano i nomi di Selmosson e Muccinelli. Il campionato si svolgerà tra alti e bassi e si concluderà con un terzo posto.

L'estate successiva con altri acquisti si cerca di consegnare a Carver una squadra che possa vincere finalmente il titolo, ma, complice una partenza a rilento, sarà ancora terzo posto nonostante le vittorie entrambe per 3 a 0 su Milan e Fiorentina, le prime due classificate al termine del campionato. Tessarolo lascia la società con un ingente deficit di bilancio. La gestione successiva si occupa soprattutto di ripianare i debiti, ma arriva comunque la conquista del primo trofeo ufficiale: la Coppa Italia del 1958, con "Fuffo" Bernardini in panchina. La gioia dura poco, in estate viene ceduto Selmosson alla Roma generando una vera e propria rivolta dei tifosi. Con lui partono anche altri giocatori di esperienza, la Lazio si affida a calciatori promettenti e di prospettiva, il risultato sarà un undicesimo posto. Nel 1959/60 la Lazio, a causa delle perduranti difficoltà economiche, cede anche Humberto Tozzi, l'unico giocatore di livello rimasto.

Gli anni sessanta

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È sicuramente un decennio tra i più negativi della storia della Lazio: nel 1961 arriva la prima retrocessione in serie B, che condanna così la squadra al primo dei suoi 11 campionati nella serie cadetta (l’ultimo nel 1987/88).

Il ritorno nella massima serie sarebbe immediato se l'arbitro Rigato, nella partita decisiva contro il Napoli, vedesse il tiro di Seghedoni infilatosi nella rete per poi uscire. La squadra viene poi affidata all'allenatore argentino Juan Carlos Lorenzo e nel 1963 termina il purgatorio della Serie B, la Lazio conquista la promozione nella partita casalinga contro la Pro Patria davanti ad oltre 60.000 spettatori. Nel 1963/64 Lorenzo ottiene un buon ottavo posto con una squadra giovane. L'anno seguente l'argentino passa sull'altra sponda del Tevere. Con Mannocci in panchina i biancocelesti raggiungono la salvezza ma a fine stagione si riaffaccia la crisi finanziaria, la presidenza viene rilevata da Umberto Lenzini, un personaggio che da lì a poco cambierà la storia della Lazio. La sua presidenza inizia però nel peggiore dei modi, dopo una stagione anonima arriva una nuova retrocessione in Serie B dopo che in estate c'era stata una deludente campagna acquisti. Partita per vincere il campionato la Lazio si ritrova a lottare nelle parti basse della classifica, subentra come allenatore Lorenzo, di ritorno dalla Roma dove aveva decisamente fallito, che ottiene la salvezza. Nella stagione seguente, anche grazie ad acquisti finalmente all'altezza, la Lazio torna in Serie A con due giornate d'anticipo.

Gli anni settanta

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Nel campionato 1969/70 la Lazio può contare sui gol di Giorgio Chinaglia e sul libero Pino Wilson, arrivati in estate un po' in sordina dall'Internapoli. Raggiunge una salvezza tranquilla. Nel 1970/71, dopo un girone di ritorno disastroso, la Lazio retrocede nuovamente in Serie B. L'ambiente ha bisogno di una svolta, è così che il presidente Umberto Lenzini pensa a Tommaso Maestrelli uno degli allenatori in ascesa in quel periodo. Una scelta azzeccatissima visto che la Lazio torna subito in Serie A. In estate tra non poche polemiche viene ceduto Giuseppe Massa all'Inter, a Roma arrivano Mario Frustalupi, Renzo Garlaschelli, Luciano Re Cecconi, Felice Pulici e Martini.

Si viene a formare un gruppo di giocatori tra di loro eterogenei ma dotati di estro e personalità, guidati e tenuti insieme da Tommaso Maestrelli, allenatore - psicologo e tuttofare, che dà alla squadra che un gioco brillante molto simile al calcio totale reso famoso dagli olandesi di quella generazione ai mondiali di Germania del 1974. Nel 1972/73, appena rientrata in Serie A, si ritrova a lottare praticamente fino all'ultima giornata per lo scudetto. Prima dell'ultima partita del torneo comanda il Milan con 44 punti, seguono Lazio e Juventus appaiate ad un solo punto. La fine del primo tempo vede i rossoneri e i bianconeri perdere rispettivamente a Verona e a Roma contro i giallorossi mentre la Lazio pareggia a reti bianche a Napoli. Nel secondo tempo i torinesi ribaltano il risulato, il gol del Napoli consegna un contestatissimo titolo alla Juventus, la Lazio termina terza. Il campionato riparte tra lo scetticismo dell'opinione pubblica che non crede che la Lazio possa ripetersi. La tifoseria è ancora amareggiata per il finale dell'anno prima ma è consapevole della forza della squadra che esprime un gioco spettacolare. L'unica aggiunta ad un meccanismo già collaudato è la giovane ala Vincenzo D'Amico proveniente dalle giovanili. La stagione è una vera e propria cavalcata, interrotta solo da qualche incertezza in alcune partite. La vittoria per 3 a 1 nello scontro diretto contro la Juventus e la prova di forza nel derby di ritorno, in cui la Lazio è capace di ribaltare il risultato contro una Roma che vuole arrestare a tutti i costi la marcia dei biancocelesti, portano saldamente la squadra in testa alla classifica.

La Lazio perde un'ultima partita con il Torino ma riesce comunque a laurearsi Campione d'Italia, con una giornata d'anticipo, nell'incontro casalingo contro il Foggia in un Olimpico stracolmo. Nonostante lo Scudetto e i relativi incassi la società non gode di grande floridezza economica, in estate è pressoché immobile sul mercato. Il campionato 1974/75 non è trionfale come quello precedente, inoltre si viene a sapere che Maestrelli è afflitto da una grave malattia e ciò non può che influire negativamente sull'andamento. La stagione si conclude al quarto posto con Lovati in panchina, ma la mente di tutti i laziali è rivolta sicuramente altrove. Viene ceduto Frustalupi, punto di riferimento del centrocampo, la panchina affidata a Corsini, Giorgio Chinaglia emigra in America al Cosmos. La Lazio rimane invischiata nella lotta per non retrocedere, è necessario il ritorno di Maestrelli perché venga evitata la Serie B. Nel campionato 1976/77 Lenzini chiama Luis Vinicio sulla panchina e strappa Cordova alla Roma, è una Lazio che fa forza sul proprio vivaio, oltre a Giordano e D'Amico si mettono in luce anche Manfredonia e Agostinelli. A fine stagione la squadra arriva quinta, ma due lutti sconvolgono l'ambiente, quelli di Maestrelli e Re Cecconi, il secondo ucciso da un colpo di pistola mentre faceva uno scherzo simulando una rapina.

Quella formazione che solo pochi anni prima aveva conquistato uno storico traguardo si viene a sgretolare, Pulici viene ceduto al Monza e sostituito da Claudio Garella voluto da Luís Vinício. L'allenatore con i suoi metodi rigidi non ha più il controllo della squadra, viene sostituito da Bob Lovati che ancora una volta si erge a salvatore della patria e riesce a raggiungere la salvezza. Viene confermato anche nella stagione seguente, la Lazio si classifica ottava, Bruno Giordano diventa capocannoniere con 19 gol.

Gli anni ottanta

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La stagione 1979/1980 è forse la più drammatica di tutta la storia laziale, durante il derby viene ucciso il tifoso laziale Vincenzo Paparelli colpito da un razzo proveniente dalla curva romanista. Sul finire dell'anno scoppia lo "Scandalo calcioscommesse", e la Lazio viene retrocessa in Serie B insieme al Milan e alcuni suoi giocatori squalificati per delibera della CAF.

La squadra faticherà a riaversi: Giorgio Chinaglia, tra gli artefici in campo dello scudetto del 1974, assume la presidenza della società dopo il suo ritorno in Serie A nel 1983, ma la squadra, dopo una stentata salvezza nel 1984 retrocede di nuovo nel 1985.

Ancora più difficile per la Lazio è la situazione creatasi dopo il coinvolgimento della società nel cosiddetto “secondo scandalo calcioscommesse” del 1986: la squadra, già militante in Serie B, è penalizzata di 9 punti per la stagione 1986/87, cosa questa che minacciava seriamente di far finire la squadra in Serie C per la prima volta nella sua storia. La squadra riesce a raggiungere il terzultimo posto insieme al Taranto e al Campobasso, contro i quali è costretta a spareggiare a Napoli nel giugno 1987 per non retrocedere. Alla fine, battendo il Campobasso, la Lazio riesce a mantenere la Serie B. Quella salvezza ebbe l’effetto di avvicinare ancor più i tifosi alla squadra. La società viene, nel frattempo, rilevata da Gianmarco Calleri che, dopo la promozione in Serie A e il risanamento economico, la vende al finanziere - ex direttore finanziario del gruppo alimentare Ferruzzi-Gardini - Sergio Cragnotti.

Gli anni novanta

L'inizio dell'era Cragnotti


Cragnotti, uscito dalla Enimont, una società del gruppo Ferruzzi, con 100 miliardi di lire e all’epoca proprietario delle alimentari Cirio e Del Monte Food, con stile spregiudicato, costruirà una delle realtà calcistiche più forti a livello mondiale. Sergio Cragnotti arriva alla Lazio nel 1992, gli fu suggerito di investire nel mondo del calcio, dato che all'epoca si occupava di risanare e vendere società produttive ma in difficoltà decise di acquistare una Lazio reduce dalla serie B, con lo scopo di portarla in alto e rivenderla al miglior offerente, presto però Cragnotti, come racconta nel suo ultimo e unico libro, si ritrovò costretto a tenere la Lazio per lungo tempo e ad abbandonare l'idea di una sua pronta cessione. La sua prima stagione alla Lazio non è certo scintillante ma arrivano alcuni giocatori importanti come Gascoigne, Favalli, Winter e Signori che poi diverranno la base della Lazio per gli anni successivi e si classifica quinta a fine anno guadagnandosi l'ingresso in Europa che la Lazio non raggiungeva ormai da quasi vent'anni. L'anno successivo si caratterizza per un altro innesto, stavolta dalle giovanili, di fondamentale importanza: Alessandro Nesta. Il vero uomo guida per la Lazio fino alla sua triste cessione nel 31 agosto 2002. Quell'anno la Lazio guidata da Dino Zoff arriva quarta, in Uefa invece esce ai sedicesimi.

L'arrivo di Zeman



Nel 1994 la Lazio decide di puntare su un tecnico emergente, che proviene da stagioni molto positive nel Foggia: è il turno di Zdenek Zeman che, più tardi, dirà che la Lazio è la squadra più forte che abbia mai allenato.

Il suo arrivo scuote il gioco, si passa dal gioco difensivista di Zoff al 4-3-3 sbilanciato del boemo. L'emergente ex tecnico dei rossoneri alterna alcuni risultati nettamente posiviti tra i quali un 8 a 2 alla Fiorentina, un 7 a 1 al "suo" Foggia, un 5 a 1 al Napoli, un clamoroso 4 a 1 all'Inter a prestazioni decisamente meno convincenti. Troppo spesso la Lazio butta via delle partite nelle quali forse un po' più di elasticità tattica le sarebbe stata sufficiente per conquistare i 3 punti.

Il primo anno di Zeman si concluderà con un ottimo secondo posto a 10 punti dalla Juventus, tale risultato sarà oggetto di discussione negli anni successivi: i più accaniti fan di Zeman sostengono che tale scudetto andrebbe assegnato alla Lazio dato che la Juventus, quell'anno, fece uso di sostanze stupefacenti. In realtà tale titolo non fu mai oggetto di discussione e quello fu il miglior piazziamento di tutta la carriera del tecnico ceco. In Coppa Uefa la Lazio arriverà ai quarti di finale, fino ad allora mai raggiunti, eliminata da Borussia Dortmund per un gol subito negli ultimi minuti. la partita fu giocata di martedì ed alla Lazio, che la domenica sera precedente aveva giocato la partita di campionato con il Napoli, non fu concesso di spostare l'incontro.

Nella stagione a seguire, 1995/1996, la Lazio continua ad offrire uno spettacolo simile a quello della precedente stagione, con altrettanti bizzarri risultati, in Europa si ferma ai sedicesimi di finale ed in campionato conclude con un eccellente terzo posto, che la fa accedere alla Coppa Uefa. L'anno successivo segna la conclusione dell'avventura del tecnico boemo sulla panchina biancoceleste, una sconfitta per 2 a 1 con il Bologna segnerà la fine di 3 anni nei quali la Lazio aveva brillato come gioco ma non aveva ottenuto comunque nessun successo, l'unica magra consolazione è la vittoria di Giuseppe Signori nella classifica dei capocannonieri del 1995/1996. Il traghettatore di quella squadra diviene l'esperto Dino Zoff, che conclude comunque con un positivo quarto posto e la "solita" eliminazione ai sedicesimi di Coppa Uefa.

Il ciclo di Eriksson

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Nel 1997/1998 la Lazio decide che è giunta l'ora di puntare su un tecnico esperto sia a livello internazionale sia a livello nazionale, la scelta ricade su Sven Goran Eriksson. Un allenatore, fino a quel momento, che viene descritto come un eterno perdente, per lui il ritorno a Roma, stavolta sponda laziale, è però una vera benedizione. È infatti proprio nella Lazio che Eriksson conosce il suo periodo più felice, dal 1997 al 2001 non passa una stagione senza vincere un trofeo, è l'unico allenatore della Lazio a riuscirci. Il suo arrivo spinge ancor di più Cragnotti ad investire nel suo sogno, portare la Lazio a vincere il suo secondo scudetto. Arrivano 4 acquisti di una caratura notevole: Matias Almeyda, Vladimir Jugović, Roberto Mancini e Alen Boksic i quali vanno solo ad aggiungersi ad una squadra che era già piena di importanti giocatori come Pavel Nedved, Pierluigi Casiraghi, Paolo Negro e il già citato Alessandro Nesta. La Lazio per bocca del suo presidente punta già quell'anno al titolo, ed infatti lotta per lo scudetto fino a sette giornate dal termine quando viene sconfitta dalla Juventus in casa anche grazie ad un clamoroso errore dell'arbitro che non vede un evidentissimo fallo di mano in area dello juventino Juliano. La Lazio centra però la Coppa Italia e giunge ad un passo dalla Coppa Uefa. Curiosamente, nello stesso giorno della finale di Coppa Uefa, la Lazio entra in borsa. La Coppa Italia viene vinta ai danni del Milan dopo un'incredibile rimonta, in seguito ad una beffarda sconfitta con gol di Weah, nell'altra sfida contro i milanesi dell'Inter la Lazio esce sconfitta per 3 a 0, abbandonando il sogno di Cragnotti di portare il primo trofeo europeo a Roma. Ma il sogno è solo rinviato.

L'anno successivo avrà un sapore a metà tra il dolce e l'amaro, dolce arrivano Iván de la Peña, all'epoca considerato come un emergente fenomeno, Fernando Couto, Sinisa Mihajlovic, Sergio Conceicao, Dejan Stankovic, strappato alla Roma in exstremis e Marcelo Salas, non pago, il presidente Cragnotti decide di comprare il giocatore italiano che meglio aveva fatto nei mondiali, appena terminati, di Francia '98: Christian Vieri. Al termine di una trattativa lampo il presidente romano brucia la Juventus, intenzionata a riprenderlo, e ufficializza l'acquisto del giovane Vieri proprio nello stesso giorno in cui la Roma annuncia l'arrivo di Gustavo Bartelt, causando le ire dei tifosi giallorossi e gli sbeffeggiamenti invece dei biancoazzurri.

Sembra tutto pronto per la conquista dello scudetto, la stagione va confermandolo dato che la Lazio domina il campionato senza rivali e in Europa convince passando man mano tutti i turni della Coppa delle Coppe, giunta alla sua ultima edizione. Non tutto però va come sperato: la Lazio ha un finale di stagione un po' infelice e il Milan si avvicina passo passo, alla penultima giornata il vantaggio è ormai ridotto all'osso e un episodio sfavorevole condanna i capitolini a dire addio ai sogni scudetto, almeno per quell'anno: Mirri atterra Salas in area, l'arbitro Treossi lascia proseguire e la Fiorentina ferma beffardamente la Lazio sull'1 a 1. La giornata successiva la Lazio batte inutilmente il Parma. Sembra vivere un incubo la Lazio, alla quale anche nello scontro diretto con il Milan era stata annullata una rete regolare di Vieri, proprio quando era ad un passo dal sogno. Tutt'oggi molti tifosi capitolini continuano a sostenere che la Lazio meritò più lo scudetto quell'anno che nell'anno successivo. Va comunque detto che l'episodio di Firenze e quello precedente, relativo allo scontro diretto contro il Milan, non furono gli unici sospetti di una stagione comunque fantastica, ma che conto' uno strano e opposto comportamento da parte dei direttori di gara nei confronti delle candidate al titolo. La stagione però non è assolutamente da buttare: la Lazio affronta il Real Club Deportivo Mallorca di Hector Cuper, un giovane tecnico argentino che ha portato in finale una squadra da tutti considerati come una vera e propria sorpresa. Questa volta la Lazio non fallisce: i gol di Vieri e Nedved portano a Roma l'ultima edizione della Coppa delle Coppe, il secondo trofeo europeo vinto a Roma (dopo la Coppa delle Fiere vinta dalla AS Roma nella stagione 1960/'61), dopo quasi 100 anni dal'arrivo del calcio nella capitale. Il secondo posto della Lazio, inoltre, le garantisce l'accesso alla Champions League, grande sogno mai realizzato del presidente Cragnotti.

L'anno del centenario e del secondo scudetto

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Tra i tanti anni di storia della Lazio non vi è dubbio che quello che i tifosi laziali ricorderanno come il più importante è proprio il 1999/2000, l'anno del centenario, del secondo scudetto e della terza Coppa Italia.

Durante il calciomercato estivo Cragnotti fa andare su tutte le furie la propria tifoseria, un'ira che non si vedeva dai tempi della cessione di Giuseppe Signori: l'italoaustraliano Bobo Vieri, eroe della finale di Coppa delle Coppe con il Mallorca, lascia Roma destinazione Inter. I 90 miliardi di lire comprensivi del cartellino di Diego Pablo Simeone non bastano a placare le ire del popolo biancoceleste, ferito dalla cessione di quell'attaccante che tanto ricordava l'indimenticato Giorgio Chinaglia. Al di là di questa pesante cessione la campagna acquisti laziale non si può proprio definire beffarda, arrivano Nestor Sensini, il già citato Simeone, Juan Sebastian Veròn e il giovane piacentino Simone Inzaghi, fratello del più noto Pippo. Sarà proprio Veròn l'indiscusso protagonista della brillante stagione laziale: in campionato dopo un inizio convulso ma alla pari con la Juventus quest'ultima prende il largo, i tanti punti di distacco accumulati dalla formazione laziale fanno pensare ad alcuni che per un altro anno il sogno scudetto rimarrà tale, è il neoacquisto Simeone a scuotere l'ambiente, prima a parole con la sua famosa frase "chi non se la sente alzi la mano" e poi con la testa che regala alla Lazio un insperato successo a Torino proprio contro i rivali diretti della Juventus.

La Lazio sogna la rimonta, e i risultati sembrano girare decisamente a suo favore: i torinesi inciampano in una serie di partite, bruciando in breve tempo il largo divario, perdendo contro formazioni nettamente inferiori (memorabile una sconfitta contro il Verona con protagonista Cammarata), si giunge così alla penultima giornata, il distacco è minimo ed è il Parma, in lotta per la Champions, il rivale della Juventus. La Lazio è a 2 punti, un pareggio della Juventus e una sua contemporanea vittoria le permetterebbero di raggiungere la Juventus e di sognare uno storico spareggio. La Juve passa in vantaggio con Del Piero, il Parma non si arrende e su un calcio d'angolo Cannavaro insacca, tra la Lazio e lo spareggio si frappone però De Santis (poi radiato in seguito alle vicende di Calciopoli) che annulla il gol di Cannavaro e sembra anticipare lo scudetto della Juventus, che vince 1 a 0 lasciando intatti i due punti che la separano dai romani. La furia del popolo laziale si abbatte sulla Federcalcio che però non interviene in alcun modo. Il 14 maggio 2000 i tifosi della Lazio, in occasione della partita casalinga con la Reggina, organizzano un funerale del calcio, morto, secondo loro, in seguito alla vittoria della Juventus sul Parma, trovando la solidarietà di molte tifoserie, scosse dalla decisione di De Santis.

Allo stadio Renato Curi, di Perugia i biancocelesti tovano però un'inaspettata sorpresa. Qui la Juventus, impegnata contro la squadra del focoso presidente Luciano Gaucci, si ritrova nel bel mezzo di un diluvio incredibile che, a metà partita, costringe l'arbitro Collina a sospendere l'incontro. Il direttore di gara dopo aver effettuato numerosi sopralluoghi, coll'intento di verificare l'esistenza delle condizioni necessarie per riprendere la partita, e nella speranza di evitare di effettuare un rinvio del match a data da destinarsi che causerebbe la lesione del principio di contemporaneità dell'ultima giornata, decide che la partita può riprendere: il diluvio si è fermato e le squadre possono scendere in campo. La Juventus fatica. Da una rimessa laterale, inizialmente accordata ai bianconeri ma poi concessa al Perugia in seguito ad un'ammissione di Pessotto, scaturisce l'inaspettato gol di Alessandro Calori. L'uno a zero del giocatore perugino segnerà la fine delle speranze scudetto della Juventus e porterà la Lazio ad un'incredibile, inattesa e incessante festa: dopo 26 anni lo scudetto è ritornato in mano alla compagine biancoceleste. L'ultimo impegno della stagione vedrà una Lazio decisamente in festa e con tutti i giocatori con i capelli tinti di strani colori pareggiare 0 a 0 con l'Inter di Moratti e Vieri e conquistare la sua terza Coppa Italia.

In Europa però la storia è un'altra: la stagione inizia nel migliore dei modi, un gol di Salas allo stadio Louis II di Montecarlo regala alla Lazio la Supercoppa Europea ai danni del Manchester United, la Champions League vede la Lazio trionfare nel suo girone con 14 punti, nella fase successiva sarà ancora prima con 11. Il sorteggio dei quarti sarà però beffardo per la Lazio: ancora Cúper, questa volta a Valencia, questa volta finisce 5 a 2 per l'argentino. La vittoria per 1 a 0 nel ritorno, a Roma, sarà solo una magra consolazione per i romani che salutano i sogni di gloria.

Il giorno che però i laziali ricorderanno con maggior piacere di tutta la stagione sarà il 9 gennaio del 2000, quando la Lazio, dopo aver battuto faticosamente i rossoblù del Bologna, festeggerà il suo centesimo compleanno. La festa, ben organizzata dal presidente Cragnotti, vedrà partecipare numerose autorità e scenderà in campo egli stesso realizzando anche un gol.

Dal 2000 ad oggi

L'ultimo anno di Eriksson


Il calciomercato estivo 2000-2001 si apre con gli arrivi del portiere Angelo Peruzzi acquistato dall'Inter; del centrocampista Roberto Baronio, reduce da una straordinaria stagione a Reggio Calabria con la Reggina; e degli attaccanti Hernan Crespo, prelevato dal Parma e Claudio López. Quest'ultimo proveniente dal Valencia squadra che ha eliminato la compagine biancazzurra nei [[UEFA Champions League 2000. Quarti di finale/quarti di finale della Champions League 1999-2000. Con l'intento, da un lato, di fare cassa, e dall'altro di alimentare quel perverso meccanismo di aggiustamenti di bilancio che attraverso le plusvalenze permetteva al bilancio di chiudersi in positivo ma, che al contempo, porterà negli anni seguenti la società verso la crisi economica, da Roma partono due importanti giocatori fautori della vittoria dello scudetto: Matias Almeyda e Sergio Conceicao, entrambi destinati a vestire la casacca gialloblù del Parma. La trattativa viene conclusa in seguito al rifiuto di Marcelo Salas di trasferisi in Emilia. Intanto all'Olimpico la Lazio inizia nel migliore dei modi la nuova stagione mettendo in bacheca un nuovo trofeo. Grazie al trionfo sull'Inter per 4-3 con reti di Siniša Mihajlović, Dejan Stanković ed alla doppietta di Claudio Lopez gli aquilotti riportano a Roma, dopo due anni, la Supercoppa Italiana.

Nonostante il campionato sia iniziato le trattative di mercato non si fermano, infatti a stagione in corso si registarano gli acquisti di Dino Baggio, Castroman e Poborsky, mentre, sempre in corso d'opera vengono ceduti Sensini, Lombardo, De la Pena e Ravanelli.

L'inizio scoppiettante fa pensare ad un'altra grande stagione di vittorie in riva al Tevere, in realtà, nonostante alcuni ottimi risultati, tra cui il 4 a 1 rifilato alla Juventus, la Lazio chiude con un terzo posto in campionato, a 6 punti di distanza dai cugini della Roma vincitori dello scudetto.

L'avventura della Lazio in Coppa Italia inizia dagli ottavi di finale contro la Sampdoria. Al Marassi dopo essere passati in vantaggio nei primi minuti con Salas, i biancazzurri subiscono all'82 l'1-1 di Flachi. Nella gara di ritorno la Lazio mostra la propria supremazia estromettendo i doriani di Cagni con un secco 5-2, frutto della rete di Sensini ed delle doppiette di Lombardo e Ravanelli. Ai quarti invece il cammino della Lazio si interrompe bruscamente per mano dell'Udinese che, al Friuli, rifila un 4-1 alla formazione schierata da Eriksson.

Senza dubbio l'intera stagione è caratterizzata dalle vicende contrattuali dell'allenatore che, a stagione in corso, si era accordato con la nazionale Inglese. Eriksson si ritrova così ad essere contemporaneamente allenatore della Lazio e selezionatore inglese, la situazione non dura a lungo visti i risultati poco soddisfacenti. La dirigenza decide così di sostituirlo con Dino Zoff, che era stato anche il suo predecessore.

L'anno nero di Sergio Cragnotti

La stagione successiva segna l'utimo anno intero di Sergio Cragnotti presidente, senza dubbio è il peggiore alla Lazio: se ne vanno infatti giocatori di altissimo livello come Pavel Nedved, idolo della tifoseria e considerato ormai una delle ultime bandiere rimaste, Juan Sebastian Veròn e Marcelo Salas. Ma è soprattutto la modalità della rocambolesca cessione di Nedved alla Juventus, a stupire negativamente i tifosi. Il ceco aveva infatti da poco firmato sotto gli occhi delle telecamere un rinnovo contrattuale che lo avrebbe dovuto bloccare a Roma "a vita", e ora quello stesso contratto, veniva "stracciato" per dare spazio ad una cessione alla Juventus. La partenza di Nedved causa immediatamente dei tumulti nelle tifoseria laziale in quanto, assieme a Nesta, egli era diventato il giocatore simbolo dei successi laziali. La "rivolta" inscenata dai biancocelesti pone Cragnotti in notevole difficoltà, costringendolo ad intervenire sul mercato per mezzo del procuratore Vincenzo Morabito, al quale viene assegnato l'incaricato di portare a Roma Gaizka Mendieta. Questi gli fa presente che il Valencia chiede una cifra spropositata e che forse è meglio non proseguire la trattativa. Cragnotti dapprima sembra seguire il consiglio ma, poco dopo, conclude l'"affare" con la mediazone di Bronzetti e un ingente investimento economico di circa 47 milioni di euro.

Il centrocampista è considerato un grande acquisto, è infatti reduce dalle vittorie consecutive di 2 premi come miglior giocatore della Champions League, in Spagna è dipinto come un fenomeno e il suo arrivo alla Lazio suscita parecchio clamore. Oltre allo spagnolo arrivano: da Udine la coppia Giuliano Giannichedda - Stefano Fiore; dal Perugia Fabio Liverani, reduce da una straordinaria stagione e inseguito a lungo dalla Juventus; e dal Brasile il brasiliano Cesar, una giovane scommessa del figlio del presidente biancoceleste. Non pago, sul finire del mercato, Cragnotti mette sotto contratto Jaap Stam, il quale in coppia con Nesta forma una solida coppia difensiva. Al di là delle cessioni sembrava che con il solito gioco di sostituzioni il presidente Cragnotti avesse messo in piedi una squadra altamente competitiva. Sembrava. In realtà la Lazio deve far fronte a numerosi ostacoli: la squalifica di Stam per doping; un grave infortunio di Simeone; il non agevole inserimento di Fiore; i contrasti tra la tifoseria e Mihajlovic; ma soprattutto lo scarso rendimento di Mendieta, che non si rivela per nulla all'altezza delle aspettative.

L'inizio della stagione è disastroso, tanto che Zoff vienee esonerato e sostituito con Zaccheroni, il quale all'esordio perde due a zero con il Milan, sua ex squadra. In europa le cose non vanno affatto meglio: la squadra esce praticamente subito dalla Champions League e, soprattutto, si fa liquidare 5 a 1 dai cugini della Roma, protagonista Montella con i suoi 4 gol.

In campionato la Lazio riesce comunque ad inserirsi nella lotta per lo scudetto, anche se stavolta facendo da arbitro, il 5 maggio 2002 infatti, una Lazio a rischio esclusione dalle coppe europee, e contro il tifo di una parte dei suoi stessi tifosi, batte 4 a 2 l'Inter consegnando lo scudetto alla Juventus ed il secondo posto alla Roma. Questa è anche l'ultima partita di Nesta con la maglia della Lazio.

La banda Mancini

A Zaccheroni restano ancora 2 anni di contratto ma Cragnotti si accorge della netta impopolarità del tecnico e decide di esonerarlo, il suo sostituto è Roberto Mancini reduce da una disastrosa stagione alla Fiorentina ma idolatrato dai tifosi biancocelesti. Questa volta il mercato non lascia spazio a dubbi: la Lazio subisce un ridimensionamento rispetto agli anni passati. Cragnotti promette di cedere solo uno tra Nesta e Crespo, in realtà proprio all'ultimo giorno di mercato venderà entrambi lasciando spiazzato il tecnico Mancini, delusa la tifoseria e attonita la squadra. Gli unici acquisti sono Bernardo Corradi, ricevuto dall'Inter in cambio di Hernan Crespo e 13 milioni di euro, Enrico Chiesa fermo da un anno per un grave infortunio e, a metà stagione, Nikola Lazetić dal Como.

La stagione inizia male, pronti via e la Lazio perde con il Chievo, i problemi della Lazio sono tanti e soprattutto finanziari: la squadra è senza stipendio da mesi, il presidente è impegnato altrove dato che è coinvolto nell'uragano della Cirio e l'ambiente è ancora scosso dall'addio di Alessandro Nesta. Non basterà questo a fermare la Lazio di Mancini che sembra ignorare i suoi problemi e vola nelle posizioni alte della classifica, tanto da suscitare nell'opinione pubblica un clamore notevole, infatti sembra quasi impossibile che una società in così perecarie condizioni economiche, al punto di non essere in grado di far fronte agli stipendi dei suoi calciatori, sia in grado di andare così bene in campionato. Il merito di quel miracolo verrà dato tutto a Roberto Mancini che verrà innalzato dai tifosi come vero e proprio simbolo della Lazio. La stagione europea si rivelerà invece beffarda: dopo una gloriosa corsa verso il successo finale la Lazio verrà fermata 4 a 1 dal Porto e dirà addio al sogno di portare a Roma quella coppa persa nel 1998 a Parigi, in campionato la Lazio centrerà un inatteso quarto posto e in Coppa Italia verrà sconfitta dai cugini giallorossi.

Tra i più importanti eventi della stagione c'è da segnalare l'addio, doloroso e difficile, del presidente Sergio Cragnotti a gennaio del 2003. Chiuderà la sua storia in biancoceleste come il più vincente presidente di tutti i tempi nella capitale, superando Dino Viola e Lenzini. Ancora oggi molti tifosi rimpiangono il suo addio.

L'anno successivo la Lazio gira tutto l'anno tra il quarto ed il sesto posto, a metà stagione saluta il suo capitano Dejan Stanković che, per 2 milioni di euro e la comproprietà del giovane Goran Pandev, saluta i capitolini e va all'Inter: scoppia la polemica dato che il serbo aveva rifiutato ad agosto un contratto con la Juventus che aveva fatto una discreta offerta. Nonostante la cessione di Stanković la Lazio sembra tenere il quarto posto ma quando mancano due giornate perde clamorosamente contro un Brescia già salvo, la sconfitta le costerà cara e sarà del tutto inutile la vittoria contro il Modena all'ultima giornata. In Champions League esce pressochè subito: dopo aver eliminato brillantemente il Benfica nei preliminari i gironi sono amari per la Lazio che se la gioca fino all'ultimo ma nella sfortunata trasferta contro lo Sparta Praga centra un palo con Demetrio Albertini e dopo qualche minuto incassa il colpo della sconfitta. Decisamente più fortunata l'avventura in Coppa Italia, che vince dopo una bella e schiacciante vittoria sui campioni d'Europa del Milan e dopo una finale spettacolare con la Juventus.

Tra le cose da ricordare c'è il record di abbonamenti: 42 000. Le solite vicissitudini societarie accompagnano la Lazio in questa stagione: l'amministratore delegato Baraldi si dimette, a suo dire, per motivi familiari, le lacrime il giorno del suo addio scuotono il popolo laziale che però non avrà un ricordo molto felice dell'amministratore Baraldi che verrà condannato dalla magistratura a pagare 2 milioni di euro alla Lazio, che erano stati sottratti in maniera indebita.

L'estate di fuoco della Lazio

Sembrano passati i brutti tempi in cui la Lazio sfiorava di non iscriversi al campionato, quando dovette sacrificare grandi campioni, solo pochi anni prima, per raggiungere il faticoso obiettivo di giocare anche l'anno successivo. Questa volta le cose sembrano essersi fatte ancora più complicate: salutano Roma Jaap Stam, Stefano Fiore, Bernardo Corradi, Siniša Mihajlović, l'allenatore Roberto Mancini con tutto il suo staff e il capitano Giuseppe Favalli, inoltre mancano i soldi per i rinnovi contrattuali di Fernando Couto e Angelo Peruzzi, ciò che rimane alla Lazio è un pugno di mosche o poco più, quella squadra che aveva ottenuto la Coppa Italia e che aveva fatto tanto gioire i tifosi, ora è stata definitivamente smantellata dai soliti problemi economici. A quanto pare, però, questa emorragia non sarà sufficiente a dissetare le casse societarie, sempre più vuote: l'amministratore Masoni, che aveva sostituito Baraldi, dichiara che se la Lazio non incasserà almeno 80 milioni di euro dall'aumento di capitale la Lazio è destinata a fallire. Scoppia l'allarme tra i tifosi, l'aumento di capitale è drammatico: sono pochissimi i soldi che la Lazio riesce a raccogliere da questo aumento, tra cui da ricordare i soldi versati da Alessandro Nesta (all'incirca 1 milione di euro), a causa della poca fiducia che circola intorno all'ambiente: Mancini se ne è andato dopo una lunga querelle e il valore della rosa è basso. Il destino della Lazio sembra ormai segnato quando a pochi giorni dalla "dead line" si fanno avanti due investitori: Tulli e Lotito, nonostante Capitalia e la Lazio si augurino un investimento contemporaneo dei due imprenditori romani ciò non si verificherà e ci saranno una serie di tentennamenti: sono diverse le volte che Lotito dichiara che non è più interessato a investire nella Lazio e che la trattativa è saltata, Tulli invece rimane sempre un pò fuori dai giochi e sembra difficile che si possa realmente impossessare del controllo della società.

Inizia l'era Lotito

In un caldo pomeriggio di luglio, precisamente il 19, il presidente Ugo Longo annuncia che la Lazio ha trovato il suo nuovo presidente: si tratta di Claudio Lotito che dopo una faticosa trattativa porta alle casse laziali 21 milioni di euro: l'entusiasmo dei tifosi laziali è grande e vengono organizzate feste del tutto spontanee per accogliere il neopresidente e per festeggiare la sopravvivenza dell'ultracentenario club capitolino: la Lazio è salva.

La società, nonostante l'arrivo del nuovo presidente e di nuova liquidità, rischia comunque di fallire a causa di un debito accumulato con l'erario di circa 110 milioni di euro. Per scongiurare questo rischio la dirigenza intraprende una trattativa con l'Agenzia delle Entrate che si conclude con l'ammissione della Lazio ai benefici del decreto legge 138 dell'agosto del 2002, convertito in legge 178/02[17]. In tal modo viene concessa una dilazione del debito in 23 anni e verranno tolti gli interessi di mora e le sanzioni. A proposito del provvedimento di cui ha usufruito la Lazio è da segnalare la forte contrarietà della Lega Nord, che paradossalmente è il partito che aveva proposto questa controversa legge.

Altri problemi, stavolta di campo, sembrano attanagliare i capitolini: all'arrivo del presidente romano l'organico conta solamente 13 giocatori e nessun allenatore. Lotito cerca di porre rimedio mettendo sotto contratto Couto e Peruzzi che attendevano solo una proposta, nominando Domenico Caso come allenatore e provvedendo a fare una campagna acquisti che sarà di puro rattoppamento. Arrivano Paolo Di Canio dal Charlton e Tommaso Rocchi dall'Empoli (comproprietà) e poi la lunga scia di prestiti: Oscar Lopez dal Barça, Anthony Šerić e Sebastiano Siviglia dal Parma, i gemelli Antonio ed Emanuele Filippini dal Palermo, Talamonti dal Rosario Central. Da segnalare anche l'acquisto di alcuni sconosciuti come Mea Vitali, Esteban Gonzalez e Brian Robert.

In questo clima di incertezza Oddo e César (Aparecido Rodrigues "César") chiedono di lasciare la capitale, su Oddo c'è il forte interesse del Milan e César lo vorrebbe l'Inter: Lotito non ci pensa un secondo e dichiara i due giocatori incedibili. Inizia così la difficile stagione della Lazio. Da settembre a gennaio la situazione è decisamente critica, nonostante un eccellente vittoria fuori casa (2-1 allo Stadio Luigi Ferraris di Genova sulla Sampdoria) per i biancocelesti tutto il campionato sarà giocato al limite tra zona retrocessione, nella quale, comunque, la Lazio non metterà mai piede in tutto l'arco della stagione, e salvezza.

Dopo una serie di partite abbastanza negative, tra cui un secco 3 a 0 subito dall'Udinese, il presidente Lotito opta per l'esonero del tecnico Domenico Caso, che riceveva solo 50.000 euro l'anno, e incarica l'esperto Giuseppe Papadopulo di guidare la Lazio verso la salvezza. Per lui si tratterà di un ritorno visto che era già stato 3 stagioni (1969-1972) alla Lazio da giocatore. La sua avventura inizia con una partita ad altissima tensione: per i biancocelesti c'è la bestia nera della Roma, una squadra che la Lazio non batte dalla conquista dello scudetto, e che in questi anni ha regalato solo insoddisfazioni agli aquilotti. La vigilia è condita da una serie di piccate risposte tra i due capitani, Totti promette di spedire la Lazio in serie B, Di Canio ironizza sulla presunta ignoranza del capitano giallorosso. Il clima è di fuoco e quando le squadre scendono in campo l'atmosfera è veramente tesa. La Lazio sembra essere altra cosa rispetto a quella vista contro l'Udinese, benché rimaneggiata e piena di assenze dopo qualche minuto, su lancio di Liverani, Di Canio approfitta di un'uscita avventata di Pellizzoli e insacca per il vantaggio laziale: per i romanisti è un incubo visto e considerato che l'avanti biancoceleste da giovane aveva già segnato alla Roma esultando sotto la curva giallorossa, la stessa scena si ripete anche quella sera. La partita si concude con un secco 3 a 1 in favore della Lazio, sarà però uno specchietto per le allodole, infatti l'era Papadopulo si rivelerà l'esatta copia dell'era Caso: rispetto al suo predecessore il tecnico di Casale Martino otterrà solamente un punto in più, pergiunta regalatogli da Bazzani che Caso non aveva a disposizione dato che il centravanti doriano arrivò solo a gennaio. La salvezza tuttavia viene centrata grazie anche ad un contestatissimo intervento con la mano di Zauri sulla linea (durante l'ultima gara in casa contro la Fiorentina, finita 1 - 1) e grazie ad un rocambolesco pareggio (3 - 3) a Palermo.

La Lazio di Delio Rossi


Nonostante Papadopulo abbia centrato l'obiettivo salvezza, e a sorpresa anche l'Intertoto, non rimane sulla panchina laziale: Lotito decide per il suo esonero e il sostituto si chiama Delio Rossi. Inoltre la Lazio assume, non ufficialmente, il direttore Walter Sabatini (il ds ufficiale risulterà invece Osti, dall'Atalanta). Il trio Rossi-Lotito-Sabatini prenderà una squadra tappezzata e salvatasi quasi per miracolo e la porterà a ben altri palcoscenici.

Questa volta l'estate è abbastanza tranquilla e la Lazio può, con tutta calma, programmare il suo calciomercato che in effetti si rivela molto prolifico: arrivano Marco Ballotta, Fabio Firmani, Manuel Belleri, Emílson Sánchez Cribari, Igli Tare, Guglielmo Stendardo, Valon Behrami e Gaby Mudingayi, viene inoltre riscattato Sebastiano Siviglia dal Parma e Tommaso Rocchi dall'Empoli. L'arrivo di questi giocatori e il buon lavoro del tecnico Delio Rossi porteranno la Lazio a esprimere un gioco ordinato e chiaro e, a differenza della stagione precendente, ad ottenere buoni risultati. Nella sessione invernale del calciomercato viene ceduto César all'Inter; mentre arrivano Massimo Bonanni in prestito dal Palermo e soprattutto Stefano Mauri acquistato dall'Udinese, quest'ultimo sarà una pedina fondamentale per la stagione laziale. In campionato l'obiettivo salvezza viene presto accantonato e la Lazio centra un inatteso sesto posto.

In Europa la squadra è iscritta alla Coppa Intertoto 2005, ma il cammino nella compezione non è molto felice, infatti dopo avere eliminato i finlandesi del Tampere (3-0 all'Olimpico e 0-0 al Ratinan) l'eliminazione avviene in semifinale in seguito ad un pareggio 1-1 in casa e ad una sconfitta per 3-0 allo stadio Vélodrome contro l'Olympique Marsiglia.

In Coppa Italia il cammino della Lazio, dopo aver eliminato i veneti del Cittadella, termina ai quarti di finale in segiuto all'eliminazione per mano dell'Inter, squadra vincintrice della competizione.

La lunga estate di "Calciopoli" ed il terzo posto

Nella settimana che accompagna l'ultima giornata del campionato 2005/2006 la Lazio viene coinvolta nell'affare "Calciopoli", uno scandalo calcistico riguardante la stagione 2004/2005. Da Formello arrivano notevoli assicurazioni, la Lazio si tira fuori e sottolinea come sia paradossale che Claudio Lotito, che in quell'anno era appena entrato nel calcio, già fosse parte integrante di corrotti meccanismi e che godesse di vantaggi arbitrali. Il processo calcistico per "Calciopoli" inizia e fra gli accusati, oltre a Milan, Fiorentina e Juventus, è presente anche la Lazio. In prima istanza la squadra viene condannata alla retrocessione in Serie B, e per i tifosi laziali sembra di rivivere gli stessi fatti di vent'anni prima. Nulla sembra poter salvare la Lazio dalla retrocessione quando l'arbitro Daniele Tombolini chiarirà che, nell'unica partita che vedeva la Lazio coinvolta, egli, arbitro di quella partita, non era stato affatto invitato a favorire i biancocelesti ma gli era solo stata richiesta una particolare attenzione dato che la Lazio aveva subito alcuni torti. Paradossalmente quella partita, per la quale la Lazio in teoria avrebbe dovuto ricevere favori arbitrali, andò in maniera totalmente diversa. La Lazio fu vittima di un contestatissimo errore dell'arbitro dato che non le venne assegnato un rigore solare su Rocchi. Ascoltata la testimonianza di Tombolini il giudice Piero Sandulli muta la condanna precedente: per la Lazio è serie A con 11 punti di penalizzazione e il sogno di giocare la Coppa UEFA centrata la stagione passata è definitivamente cancellato: la squadra riceve una seconda penalizzazione di 30 punti validi per la stagione precedente.

Lotito nel frattempo aveva lavorato anche sul fronte calciomercato: Stefano Mauri, Goran Pandev, Sanchez Emilson Cribari e Manuel Belleri vengono confermati, viene comprata l'altra metà del cartellino di Valon Behrami, e vengono acquistati, Cristian Ledesma dal Lecce e Stephen Makinwa, pupillo di Delio Rossi, dal Palermo. Sul lato delle cessioni, a gennaio, si registra il contestatissimo trasferimeno al Milan del capitano Massimo Oddo, in cambio di una cifra intorno ai 7 milioni di euro e del giovane talento Foggia.

La Lazio si compatta e prepara l'inizio di stagione in maniera molto professionale: distaccata dai problemi giudiziari e attenta solo a tenere gli occhi aperti in una stagione che si preannuncia emblematica. In Coppa Italia il cammmino della Lazio comincia dal primo turno e termina al terzo. Infatti, dopo aver eliminato il Rende (4-0) e il Monza (3-4 d.c.r.), l'eliminazione arriva allo Stadio San Filippo ad opera del Messina (4-3 d.t.s.) allenato dall'indimenticato ex-giocatore Bruno Giordano.

L'inizio del campionato 2006/2007 è sfavorevole alla Lazio complici 2 sconfitte - entrambe per 2-1 - con Milan, e Palermo. Ma dopo qualche settimana a seguito di una serie positiva di risultati e alla restituzione, grazie all'Arbitrato del CONI, di 8 degli 11 punti di penalizzazione, la posizione in classifica migliora notevolmente. La compagine di Delio Rossi si rende protagonista di una stagione più che positiva, condita da una vittoria nel derby d'andata per 3 a 0, e dopo un'annata decisamente convincete centra un clamoroso terzo posto che permette alla squadra di centrale la qualificazione per l'ultimo turno preliminare di Champions League.

La terza Lazio di Delio Rossi

Il calciomercato estivo 2007, nonostante la qualificazione alla Champions League 2008 continua nella filosofia del risanamento economico, tanté che il tetto massimo per lo stipendio di ogni singolo giocatore è di 500.000 euro. A caratterizzare quest'importante momento della formazione della rosa sono i colpi di scena riguardanti i portieri e le contestazioni da parte dei tifosi biancocelesti, perlopiù delusi dalla gestione della campagna acquisti da parte della dirigenza. Ad abbandonare la Lazio sono: Angelo Peruzzi che, al termine del derby di ritorno, nonostante i numerosi incontri con la socità, decide di ritirarsi dall'attività agonistica; e Matteo Sereni, che, nonostante fosse giunto in bincoceleste nella stagione 2003/2004 come suo naturale sostituto, firma per il Torino. Il ruolo di portiere, sembra quindi destinato al neoacquisto Juan Pablo Carrizo però, per problemi burocratici relativi al suo passaporto viene "parcheggiato" al River Plate. La maglia numero uno viene così affidata ventunenne uruguagio Fernando Muslera prelevato dal Nacional Montevideo e al più esperto Marco Ballotta alla sesta stagione con la squadra. Il ruolo di terzo portiere è infine attribuito a Tommaso Berni acquistato definitivamente dalla Ternana nel gennaio 2007. Per la difesa arrivano dall'OFK Belgrado il terzino Aleksandar Kolarov, e dal Racing Santander il duttile Lionel Scaloni. Mentre a centrocampo arrivano alcuni giovani di fantasia: Simone Del Nero dal Brescia e Mourad Meghni dal Bologna. Sul lato delle cessioni si registrano le importanti partenze del cileno Jimenez, fortemente voluto da Roberto Mancini all'Inter e di Pasquale Foggia, ceduto in prestito al Cagliari. Riccardo Bonetto viene invece girato ai felsinei. Infine, volendo sfoltire la rosa ed alleggerire il monte stipendi, Simone Inzaghi viene ceduto in prestito all'Atalanta.

L'avventura della Lazio in UEFA Champions League 2008 comincia dal 3° turno preliminare. L'avversaria sorteggiata è la Dinamo Bucarest. La partita di andata giocata a Ferragosto all'Olimpico termina 1-1, mentre nel ritorno a Bucarest i biancocelesti si impongono per 3-1 qualificandosi così alla fase successiva. Grande prestazione dei biancocelesti, che dopo essere passati in svantaggio nel primo tempo, ribaltano il risultato. Nella fase a gironi la squadra viene sorteggiata con gli spagnoli del Real Madrid, i tedeschi del Werder Brema e i greci dell'Olympiakos Pireo nel gruppo C. Nonostante delle ottime prestazioni, nelle partite di andata di questa fase della competizione, i biancocelesti ottengono solo due punti pareggiando per 1-1 nella trasferta contro l'Olympiacos e, per 2-2 all'Olimpico contro il Real Madrid. In Germania arriva invece una sconfitta per 2-1 che assegna alla Lazio, momentaneamente l'ultmo posto del girone. Grazie alla doppietta di Rocchi al Werder Brema la squadra di Delio Rossi ottiene la prima vittoria ora per passare il turno e accedere agli ottavi di finale servirà vincere in casa contro l'Olympiakos Pireo.

Il campionato incomincia con tre pareggi consecutivi, due all'Olimpico, con Torino ed Empoli, l'altro a Genova in casa della Sampdoria. Nelle successive otto giornate la squadra ottiene solo 7 punti totalizzando: due vittorie, alla quinta e settima giornata, su Cagliari e Livorno; un pareggio, al Granillo con gli Amaranto di Reggio Calabria; e cinque sconfitte. La prima per 2-1 all'Atleti Azzurri d'Italia di Bergamo contro l'Atalanta e le altre quattro all'Olimpico con, Milan, Udinese, Roma e Fiorentina. Contro il Milan, termina 1-5 con protagonista in negativo il portiere Fernando Muslera. Nel match con l'Udinese la rete dello 0-1 è siglata dal ventiduenne Asamoah. Il derby termina con una vittoria giallorossa per 3-2: dopo il primo goal di Rocchi, segnano i romanisti Vucinic, Mancini e Perrotta, inutile il destro di Ledesma, che trasforma una punizione dal limite. La sconfitta contro la Fiorentina, (quarta consecutiva considerando quella rimediata in Germania col Werder Brema) giunge per colpa di Ballotta protagonista di un grave errore su un retropassaggio sbagliato di Cribari. A seguito dell'incontro con i gigliati il presidente è stato duramente contestato, mentre Delio Rossi e la squadra, nonostante quest'ultima sconfitta assegni ai biancazzurri il 15° posto in classifica, sono stati applauditi ed incitati.

L'ultima Lazio di Delio Rossi: la Coppa Italia

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Per la stagione 2008-09 il presidente Lotito, in accordo con Delio Rossi, ha applicato una politica di rinnovamento della squadra, mettendo in disparte alcuni giocatori, tra cui Stendardo, Behrami, Inzaghi, Mutarelli, Baronio, Berni e il capitano Zauri non rientranti più nei piani della società e del tecnico riminese. Il nuovo capitano della Lazio, votato dai giocatori, sarà il bomber Tommaso Rocchi, che ha già indossato la fascia in altre occasioni. Delio Rossi ha inoltre convocato per il ritiro estivo di Auronzo di Cadore, valenti giocatori della Primavera, come Mendicino, Perpetuini e Tuia. Una novità è l'inserimento dell'ex giocatore Igli Tare nei quadri dirigenziali come coordinatore dell'area tecnica, andando di fatto a sostituire in tutto e per tutto il ruolo dell'ex direttore sportivo Sabatini, trasferitosi al Palermo del vulcanico presidente Zamparini. Durante il calciomercato estivo vengono acquistati: Mauro Matías Zárate, il quale si rivelerà come sorpresa assoluta del campionato italiano, Francelino Matuzalem, Cristian Brocchi, Stephan Lichtsteiner e il giovane Libor Kozak; inoltre ritornano Pasquale Foggia e Stephen Ayodele Makinwa, dopo aver vissuto un anno in prestito rispettivamente al Cagliari e alla Reggina. La stagione, iniziata con un'ottima partenza e la conquista della vetta per alcune giornate, si conclude con un deludente decimo posto finale, impreziosito però dalla conquista della quinta Coppa Italia della società biancoceleste, battendo in finale dopo una serie interminabile di rigori la Sampdoria di Mazzarri. La partita si è conclusa con il risultato di 1-1 dopo i tempi supplementari, con i goal dell'asso argentino "Maurito" Zárate e del bomber blucerchiato Pazzini; nella serie dei calci di rigore la marcatura decisiva l'ha messa a segno l'esperto centrocampista francese Ousmane Dabo, ultimo "superstite" insieme a Simone Inzaghi del trionfo di coppa nel 2004. Altro protagonista nella "lotteria" dei rigori è stato il giovane portiere uruguaiano Fernando Muslera, autore di ben due parate sui tiri dal dischetto di Cassano e Campagnaro.

La Lazio di Ballardini

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La vittoria della coppa nazionale è stata l'ultima del ciclo di Delio Rossi, che alla fine della stagione non è stato riconfermato dal presidente Lotito, il quale lo sostituisce con l'ex tecnico del Palermo, il ravennate Davide Ballardini, "discepolo" di Sacchi ed allenatore in ascesa.
Il mercato della Lazio nella stagione 2009-10, a causa della volontà di lasciare la Capitale da parte di alcuni giocatori, quali Pandev, Ledesma e De Silvestri, ha subito nelle fasi iniziali un forte rallentamento. Malgrado tali problematiche, la dirigenza laziale regala ai propri sostenitori, oltre ai doverosi riscatti del brasiliano Matuzalem e soprattutto dell'asso argentino "Maurito" Zarate, gli acquisti dell'ala portoghese Eliseu, protagonista nella Liga con il Malaga, del portiere argentino Albano Bizzarri, svincolatosi dal Catania, del prolifico centravanti ex-Inter Julio Ricardo Cruz, anch'egli svincolato di lusso, e della giovane promessa Gonzalo Barreto, attaccante uruguaiano sottratto alla concorrenza dei più grandi club europei, il quale arriverà alla corte laziale solamente nella sessione invernale del mercato, in quanto la FIFA consente i trasferimenti intercontinentali solo per i calciatori maggiorenni.
L'8 agosto 2009 la Lazio di Davide Ballardini, battendo l'Inter nell'avveneristico stadio "Bird's Nest" di Pechino con il punteggio di 2-1, si aggiudica, dopo una gara sofferta, la Supercoppa Italiana per la terza volta nella sua storia. I goal che hanno portato in bacheca il secondo trofeo della gestione Lotito sono state firmate da Matuzalem dopo un rimpallo con il portiere nerazzurro Julio Cesar e dal capitano, Tommaso Rocchi, che ha infilato l'estremo difensore brasiliano con un magnifico pallonetto. La rete della bandiera interista l'ha messa a segno il neo-acquisto, il centravanti camerunense Eto'o.
Il 20 agosto 2009 la Lazio fa il suo esordio nella nuova Europa League facendo sua la partita d'andata dei play-off contro la formazione svedese dell'Elfsborg con un secco 3-0, grazie alle reti di Kolarov e Zárate nel primo tempo, e di Mauri nella ripresa. Nel match di ritorno è la compagine scandinava a vincere per 1-0, ma sono i ragazzi di mister Ballardini ad accedere alla fase a gironi della competizione. Nella fase a gironi, la Lazio viene sorteggiata nel gruppo G insieme agli spagnoli del Villareal, ai bulgari del Levski Sofia ed agli austriaci del Salisburgo.
L'avventura della Lazio nella fase a gironi di Europa League non inizia nel migliore dei modi, infatti i biancocelesti vengono sconfitti all'Olimpico nella gara d'esordio per 2-1 dal Salisburgo, nonostante l'iniziale vantaggio siglato da Foggia. La squadra di Ballardini si rifà, però, nella seconda giornata quando espugna il campo del Levski Sofia con un rotondo 4-0, grazie alle reti di Matuzalem, Zárate, Meghni e capitan Rocchi. Il 22 ottobre 2009 la Lazio bissa il successo, davanti al proprio pubblico, battendo i temibili spagnoli del Villareal di Giuseppe Rossi per 2-1, grazie al gol messo a segno nei minuti di recupero dal subentrato Rocchi. La Lazio conclude così il giorne d'andata con 6 punti, alle spalle della "sorpresa" Salisburgo, ma davanti al Villareal ed ai bulgari del Levski Sofia. Il girone di ritorno si apre nel peggiore dei modi per la prima squadra della Capitale, che subisce allo stadio El Madrigal un pesante passivo di 4-1, facendosi raggiungere in classifica proprio dagli spagnoli. Va meglio solo nel risultato ma non nella sostanza la trasferta di Salisburgo, dove i biancocelesti sono sconfitti per 2 a 1, e per effetto della contemporanea vittoria del Villareal in casa del Levski Sofia e per una differenza reti a favore degli iberici, la Lazio abbandona con un turno d'anticipo i sogni di qualificazione al turno successivo, piazzandosi matematicamente al terzo posto nel gruppo G di Europa League. Nella gara conclusiva della fase a gironi, la squadra di mister Ballardini, chiude definitivamente con una sconfitta la sua avventura europea, perdendo in casa per 1-0 dal Levski Sofia con una formazione composta da seconde linee e giovani provenienti dalla formazione Primavera.
In campionato gli undici di Ballardini iniziano con il piede giusto, vincendo la gara d'esordio 1-0 contro l'Atalanta grazie ancora a capitan Rocchi e ripetendosi la settimana seguente contro il Chievo, sconfitto dalla doppietta del "Jardinero" Cruz che firma il 2-1 finale. La Lazio, però, da questo momento in poi sembra bloccarsi, difatti nelle successive 13 partite di campionato raccoglie solo 7 pareggi, con Catania, Palermo, Fiorentina, Sampdoria, Siena, Napoli e Bologna, e 6 sconfitte, contro Juventus, Parma, Cagliari, Milan, Bari e nel derby con la Roma, realizzando solamente 6 reti (14 sono invece quelle incassate). Il 13 dicembre 2009 però, dopo oltre 3 mesi, la Lazio riesce finalmente a riassaporare il gusto della vittoria, superando per 1-0 all'Olimpico il Genoa, grazie al tiro mancino di Kolarov, il quale realizza così la rete numero 3000 della Lazio dall'istituzione del Campionato italiano di calcio (1929). Tuttavia nel turno successivo, l'ultimo del 2009, per i biancocelesti ritorna la sconfitta, ad opera dell'Inter per 1-0, nella gelida serata di San Siro. Nella partita seguente però, la prima del 2010, la formazione capitolina supera il Livorno con un convincente 4-1, maturato grazie alla doppietta del neo-acquisto Sergio Floccari e alle marcature di capitan Rocchi e Kolarov su calcio di rigore; a partire da questa gara e fino alla fine del campionato, la Lazio sfoggia la divisa celebrativa in occasione del centodecennale. Alla vittoria contro gli amaranto segue il prezioso pareggio conquistato contro l'Udinese, grazie ad una rete messa a segno ancora dal centravanti calabrese Floccari. Dopo una seppur breve striscia positiva, la squadra inaugura il girone di ritorno con una pesante sconfitta ad opera dell'Atalanta, vittoriosa in casa per 3-0. La squadra di Ballardini riesce a reagire solo in parte, ottenendo nella gara seguente un pareggio casalingo contro il Chievo col punteggio di 1 a 1. La domenica successiva ottiene, invece, un prestigioso pareggio, in tresferta, contro la Juventus per 1-1, grazie alla rete di Mauri. Dopo la gara di Torino, la Lazio non si riconferma e cade in casa contro il Catania col risultato di 1-0.
Il 14 gennaio 2010 la Lazio inizia la sua avventura in Coppa Italia, trofeo da difendere in quanto detentrice, partendo dagli Ottavi di finale, dove incontra il Palermo dell'indimenticato ex Delio Rossi, al primo ritorno all'Olimpico da avversario. La partita si conclude con la vittoria delle Aquile per 2-0, grazie alle reti di Kolarov e Floccari, le quali consentono alla Lazio di accedere ai Quarti di finale, dove il 21 gennaio viene superata per 3-2 dalla Fiorentina, venendo così eliminata dalla coppa nazionale.

Edited by eagle9 - 8/2/2010, 20:57
 
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